È
tutto a posto: esiste la vita dopo la morte. Fine delle angosce, fine del
pessimismo, fine delle religioni. Ora non ho tutti i dettagli ma è sicuro.
Abbiate la pazienza di leggere queste righe fino alla fine e saprete tutto sul
vostro destino.
Dunque,
vorrei che fosse chiaro che a Cuba tutti quegli spettacoli con donne vestite
come Moira Orfei che mostrano la loro bellezza al ritmo di una musica qualunque
sono specchietti per le allodole. Servono per togliere dei soldi a canadesi
scorticati dal sole e dall'alcol con uno spettacolo mediocre facendo loro
credere che Cuba si muova così. Si muove così il loro immaginario da quattro
soldi. Il Tropicana ( e mille altri posti simili) è un locale
turistico e non solo per i prezzi. È turistico perché crea una
realtà che risponde alle aspettative del visitatore, nada mas. Un po' come i
centurioni appostati come rapaci sotto al Colosseo. Monnezza.
Bene,
come non mi stancherò mai di ripetere, a Cuba esiste una realtà artistica che
passa sotto traccia rispetto al baraccone turistico e che esprime sovente una
profondità ed una bellezza che lasciano senza fiato. Un'idea di donna e donne
in carne ed ossa lontane anni luce da quell'esposizione anatomica di frattaglie
senza vita dei locali più gettonati. Lo dico dopo aver assistito al nuovo
spettacolo della Compagnia Retazos nel bellissimo Teatro Martì, luogo storico,
appena ristrutturato in un leggerissimo stile liberty che lo rende una specie di
cavità all'interno di un cake cubano tutto merengue e panetela. Viene voglia di
mordere le poltrone. Io vado pazzo per la compagnia Retazos. Divido la mia vita
in un'era PR e in una DR. Oggi, nell'anno 1 DR posso dire che questa compagnia
è riuscita a rompere, poco più di un anno fa, la mia avversione cancerosa
contro tutto ciò che avesse a che vedere col teatro. Il mio vecchio slogan
"una caserma al posto di ogni teatro" e "lavori forzati per gli
autori di teatro" non ha più senso. Mi emoziono. Li ho conosciuti per
sbaglio. Mesi fa Marco Lo Russo, vero artista italiano della fisarmonica ed
amico, mi invita a vedere la prova generale di uno spettacolo che avrebbe
presentato il sabato successivo. Un incontro tra la fisarmonica e la poesia in
movimento della compagnia Retazos. Presentata così, quei vecchi slogan hanno
iniziato a rimbombare nella mia testa come mantra tibetani. Ma poi ho trovato
il coraggio di sedermi là e sospendere il giudizio. Bene. Emozioni. Una cascata
di cose belle e nessuna banale, nessuna scontata. Una serie di sberle di Mike
Tyson e tu sei Alvaro Vitali messo su quel ring senza essere stato avvisato. Ho
pianto. Pianto ad una prova generale. Da non credere. Pianto per gente che si
muoveva al ritmo di musica. Al ritmo è una parola grossa. Questo gruppo ha
superato da tempo l'idea di ritmo e tutto diventa una danza sul baratro della
fine, sul baratro di ciò che diventa assurdo un secondo dopo, una danza
continua su questo magma del quale continuamente cerchiamo il verso. Penso alla
morte. A quegli intrecci inaspettati con l'amore, con il rompicapo per niente
spassoso del tempo. La mia testa vomita nomi di filosofi dimenticati, una
poesia di Giovanni Giudici, una canzone semplice, gli occhi di una donna. Esco
di fretta. Quel giorno, dopo quella prova generale esco di fretta. Faccio i
complimenti a Marco e alla direttrice della compagnia, Isabel Bustos, che Marco
mi presenta. Resto così, a godermi l'eco di quell'emozione nuova, dell'alba di
una nuova era personale.
Dopo
quella prova generale ho avuto modo di vedere molti altri spettacoli di Retazos
ed ogni volta sono uscito con la netta sensazione di aver assistito ad una
manifestazione di arte enorme. E quando l'arte è enorme non può non convergere
in qualche modo con la spiritualità. Dunque, per non venir meno alla mia
promessa dell'incipit in verità vi dico: dio in questa fase della storia
dell'uomo si è incarnato in una tizia che si chiama Alina Ramirez. Dire che è
una ballerina della Compagnia Retazos è come dire che Gesù era uno scemotto con
la barba che bazzicava Betlemme. Alina Ramirez é un'artista geniale. Isabel
Bustos è intelligente e lo sa. Fosse per
lei, forse, le lascerebbe il palco libero e le direbbe: "Alina, fai quello
che ti pare, poi chiudi la porta...", ma non lo fa. Ogni cerimonia ha
bisogno della sua liturgia e quindi Alina è in una compagnia e divide lo spazio
con altre ballerine bravissime. Ma lei è un'artista. Ne sentirete parlare. E se
non ne sentirete parlare è perché qualcuno la avrà crocifissa. La differenza
tra il ballare e fare arte. Ce l'ho ancora negli occhi. Resta a lungo negli
occhi. L'altro giorno mi ha detto che non può essere tutto qui. Me lo
ha detto ballando. Che non può finire tutto col cuore che smette di battere. Me
l'ha detto in un momento preciso del secondo tempo. Non saprei spiegarvi con
esattezza come ma ho precisa ancora con me quella sensazione che mi ha fatto
dire "non finisce tutto qui, non finisce...".
Ho avuto la fortuna di conoscere Alina Ramirez
personalmente. Qualche mese fa ha onorato con la sua presenza un'attività che
avevo organizzato per la settimana della cultura italiana a Cuba e nella quale
si parlava di pazzia e lo ha fatto attraverso una performance indescrivibile
che ha lasciato tutti a bocca aperta. Parlandoci ho conosciuto una ragazza
giovane, timida e modesta. Quasi inconsapevole, leggera, come una divinità
allegra. Di persona finisce sempre che si dicono fesserie. Beh, con queste
righe voglio riparare: ti adoro, ti adoriamo.
Non so, si è capito che consiglio gli spettacoli del gruppo
Retazos? Andateci. Rompete la pigrizia. Non ficcatevi in qualche serata idiota,
andate in calle Amargura numero 61 tra San Ignacio e Mercaderes, a L'Avana
Vecchia, ed assistete a qualunque cosa Retazos proponga. Vale il prezzo di
un intero viaggio.