Le donne cubane camminano in un modo unico al mondo. Non ci credete? Provate ad osservare le donne cubane mentre camminano, scoprirete perchè.
Era il 1995. Settembre. Sbarcavo
per la prima volta a Cuba. Non mi aspettavo niente. Ero pentito di essere
partito. Un viaggio assurdo per dimenticare un amore che era finito in Italia.
E tutto mi teneva là. In quella attesa di un ritorno, di un aggiustamento
qualsiasi di un equilibrio che si era rotto. Ancora neanche sospettavo di vedere donne, quelle cubane, mentre camminano.
Cuba: l'arrivo
Una dogana estenuante. Una fila
infinita ed una totale assenza di motivazioni. Non ero quelle facce piene di
speranze. Non ero quelle facce che cercavano sole, avventure, Caraibi. Ero
appena tornato da un mese in Tailandia in giro per monasteri (sarà stato quello
che aveva fatto scappare quell'amore? Facile).
L'anno prima in India.
Accarezzavo da mesi l'idea di fare il monaco. Lo dicevo a mezza bocca a me
stesso. Scelta difficile. Tutto mi portava là, ma poi fili molto più terreni mi
tenevano nel dubbio, collegato al mio bisogno di terra, di carne, di mondo.
Hotel Habana Libre. Appoggio il bagaglio in camera e guardo
dalla finestra. Una città sconosciuta. Passo alcuni minuti così, a guardare
formiche. Decido di scendere. Ho visto un bar all'ingresso. Mi siedo lì e guardo.
Guardo. È lì che l'ho incontrato per la prima volta. È lì che è cambiato tutto.
La prima volta che ho visto le donne cubane
Il camminare. Se mi domandano cosa mi piace delle donne cubane, non ho dubbi:
come camminano. Tutte. È un discorso che va al di là della bellezza e
dell'attrazione. È un discorso religioso. O meglio, spirituale. Le donne cubane
sanno camminare. Quando camminare non è solo mettere un piede davanti
all'altro. Quando non è solo raggiungere una destinazione. Camminare è il
valore del viaggio. Il primato del percorso. Il mistero. Quello che c'è, nel
presente, momento dopo momento.
Le osservavo e volevo provare a me stesso che
la prima donna che avevo visto camminare non fosse un'eccezione. Non lo era.
Donne, anziane, bambine, bianche, nere. Tutte, in questa elegante meditazione camminata.
Venivo da anni in cui avevo ammirato donne silenziose nei monasteri, cercare,
passo dopo passo, nell'eleganza del presente, il senso di questa barchetta in
cui siamo tutti stipati. Passi senza destinazione per interrogare il destino.
Ad ogni respiro.
Ed allora, lì, in quel bar di una città lontana da tutto,
vedevo un mondo di donne che facevano del camminare un'opera d'arte, una disciplina dello
spirito.
Equilibrio. Questa fu la prima descrizione. Persone che stanno bene.
Col proprio corpo, nel proprio corpo. Perfetta coordinazione. Immediatamente
tornavano su centinaia di pagine che parlavano di equilibri energetici, centri,
Gurdjeff prima di tutto, ma anche Thich Nhat Hanh, Krishnamurti, il sufismo.
Fu
lì che cominciò il mio viaggio. Fu quando capii che Cuba era un paese
spirituale. Che quelle donne che camminavano con la nobiltà di un monaco, senza
mille libri e mille ritiri meditativi alle spalle, avevano un rapporto migliore
con il mistero, con la paura, con la morte.
A distanza di vent'anni io non sono
diventato monaco e mi sorprendo ancora a guardarle camminare. Sono ben lontano
da uno sguardo senza "peccato", sia ben chiaro. Per certi versi è il
mio tormento, (il mio karma direbbero quelli bravi), essere irrimediabilmente
di terra e di cielo, ma quando addormento per istanti il mio istinto di
conquista vedo ancora la bellezza di una lezione sempre in corso.
L'attenzione
al viaggio. L'assenza di fretta. Il gusto totale di essere dove si è, nel
presente, nel proprio corpo, qui ed ora.
Le donne cubane camminano. Camminano
davvero. Non so quali siano le cause di questo salto evolutivo. Me lo domando
spesso. Perché ballano? Non credo. La loro costituzione fisica? No, non
soltanto. Il caldo? Il sole? Non lo so. Forse tutto questo. Ma anche
dell'altro.
Io ci vedo una specie di saggezza, quella che non prende sul serio
le mete da raggiungere, gli obiettivi, ma si cala anima e corpo nel presente,
un passo alla volta, fino a chissà dove. Quando il dove non è importante.
Se vi capita, sedetevi in un
parco qualunque di L'avana per un pomeriggio intero e guardate le donne cubane camminare.
Nessuno vi crederà ma state meditando.