Mi
piace l'idea di suggerire alcuni itinerari avaneri un po' diversi dai luoghi
consueti delle rotte turistiche. Non che non sia bello e, in un certo senso,
necessario visitare il museo de la Revolucion o la Plaza de la Catedral, ma non
serve certo un mio post per avere questo tipo di dritte. Anche la guida scritta
da un bambino di due anni prevederebbe determinate mete.
In più, ho
l'impressione che certi percorsi così "ufficiali", all'Avana come
altrove, sfiorino soltanto, a volte manchino del tutto, la sintonizzazione con
un posto, con una città, con un mondo e quindi non ci permettano di iniziare
quel processo di conoscenza che ogni viaggio ha nella sua promessa più
profonda. Figurarsi, io neanche credo che l'osservazione di posti serva a
conoscere niente. L'osservazione in sè non è niente. E neanche l'accumulo di
informazioni su un determinato luogo. Ci rendono esperti ma non conoscitori.
Buoni per partecipare all'Eredità ma non alla vita. Quando viaggiavo perchè
ancora credevo che viaggiare fosse una cosa interessante e utile, evitavo come
la peste musei e carovane esplorative e cercavo di sentire l'effetto che faceva
applicare le mie solite routine di vita a quel nuovo scenario. Mi svegliavo
alla solita ora. Leggevo. Scrivevo. Andavo a comprare qualcosa da mangiare,
ecc. Uno dei viaggi più belli in questo senso fu in California, da solo, quando
avevo circa 23 anni. Una routine molto pigra tra scrittura, lettura,
meretricio, confezioni da 6 di birra e spostamenti minimi. In ogni modo, senza
scivolare troppo in una visione omosessuale delle cose, a me sembra che il
contatto con un mondo lo facciano gli odori, i toni di voce, la sessualità, gli
sguardi dei bambini e degli anziani, l'atmosfera dei mercati, l'ordine delle
cucine, l'odore delle persone. E poi quella strana energia che trasmettono i
posti. Ecco, il mio maestro in questo senso, Giuseppe Ferraro, potrebbe
metterci in piedi un trattato insuperabile. Ancora ho negli occhi la sua faccia
spiritata quando, come un rabdomante farabutto, si posizionò in zona Tuscania
(Vt) e diede il suo assenso energetico. "Sì, Alessà, questo posto lo sento
positivo una cifra... procedi!". Fu bellissimo e mostruoso allo stesso
tempo. Comunque sto sviando... Dunque, il primo itinerario Avanero per me
comincia dal cimitero di Colon. È chiaro che molti lettori stiano in questo
momento ravanando nei pantaloni producendo gesti apotropaici ma, davvero, il
cimitero di Colon è in cima alla mia lista dei luoghi da visitare. Bello,
dolce, morbido, così pieno di vita e di tracce vere di questo mondo che quasi
trabocca di senso. Io ci vado almeno ogni due mesi. Mia moglie ancora mi
asseconda, monta in moto rassegnata e dice: "Vamos!". È bello
perdersi nei suoi vialetti, fermarsi a leggere gli epitaffi, osservare le
architetture che vanno da un profondo barocco a un neoclassicismo spinto, si
possono attraversare strati di storia, privilegi decaduti, anime dimenticate,
eroi, vittime, ingiustizie inaccettabili. E poi quella mano cubana su tutto,
quell'odore inconfondibile di questa città che in quel posto non è stemperato
dai profumi d'oltremare nè dalle voci sopra le righe dei turisti paonazzi. Quel
loro modo di avvicinarsi alla soglia del mistero, della morte, quel misto tra
credulità e realismo quasi cinico. In questo senso sarebbe fondamentale anche
fare un salto in qualche funeraria della città ma mi rendo conto che chiedo
troppo ad un viaggiatore spensierato. Comunque è l'atmosfera, l'energia direbbe
Peppe, che ti avvolge e ti calma. Poi farei un salto su 26 che è proprio lì
vicino. Solo un salto, pochi minuti nel cimitero cinese. Se non altro per
vedere che anche i cinesi muoiono, argomento controverso, e per entrare,
attraversando soltanto una strada, in quel mondo parallelo, quell'oriente di
niente, che all'Avana sembra reggersi miracolosamente come un solaio sospeso
nel vuoto. Poi si torna indietro, sempre su 26 ma andando in direzione della
Ciudad Deportiva, nel Nuevo Vedado. Qui c'è il giardino zoologico. Non sono un
appassionato di giardini zoologici ma ci si va per vedere i bambini. Una specie
di contrappunto da due soldi ma due soldi preziosi se li sai spendere. Dopo il
senso della morte, il senso della vita. Osservare i bambini cubani cura molte
malattie, ne sono sicuro. Sono belli, tutti, anche quelli brutti. Hanno una
vita prepotente negli occhi, hanno una luce interiore che ti acceca. Sono forti
e leggeri allo steso tempo, ti fanno pensare ad una festa permanente di
cromosomi freschi, potenti, che hanno da dire molte cose ancora al mondo, che
vogliono fare storia, fare amori, fare idee, fare arte, cambiarla,
rivoluzionarla, riderci sopra. Mi piace la loro educazione, il loro stare bene
nel centimetro quadrato in cui si trovano. Lontano da quel senso di
insoddisfazione di molti bambini italiani, tormentati, spenti, compressi. Quelli
cubani sembrano sempre sapere qualcosa che tu non sai, e allora ti fanno
sentire un coglione. Quella sensazione che sintetizza il detto: "se dopo
due mani di poker non hai ancora capito chi sia il pollo da mettere in mezzo,
allora il pollo sei tu".Vabbè, per oggi mi fermerei qui. Sono quasi sicuro che se nella vita facessi la guida turistica finirei ben presto a mangiare pane e cipolla. Come scrittore, invece, banchetti faraonici... Alla prossima!
Scritto di Alessandro Zarlatti
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