Fare la spesa all'Avana così come fare la spesa a Cuba è un'impresa difficile, a volte surreale, a volte impossibile. Indicazioni per uscirne vivi
La frase ricorrente è: "Non c'è veramente un cazzo!" e l'espressione facciale è quella di una desolazione radicale, da scomunicati sputati nella periferia della terra.
Lo sanno tutti, lo sappiamo tutti, certe volte diventa un'opera
d'arte anche soltanto trovare una pacchetto di sale, mezzo chilo di spaghetti,
olio.
Tra noi italiani spesso, soprattutto nei periodi di grande secca, parte
un tam tam nevrotico: "Alessà, te lo dico solo a te perchè sei 'n
amico, ma non fa' girà troppo la voce:
ci sono i fusilli Di Vella alla tienda Flores... sbrigate!", allora tu cerchi di
ricambiare con un'altra informazione che vale milioni: "... Carta igienica
a due veli al supermercato di Quinta y 42, ma devi core...". È così.
Carta igienica a Cuba
Un
capitolo a parte riguarda proprio la carta igienica. Spesso sparisce. Nelle
settimane successive al ciclone è sparita per molti giorni. Come ai tempi del
periodo especial gli avaneri e gli stranieri "aplatanados" come me,
hanno riscoperto un gusto particolare per la lettura del Granma...
Vedevi facce
contrite per strada. Tutti un po' irritati, nel corpo e nell'anima, a causa di
questa carestia complicata. I più saggi avevano fatto provviste in tempi non sospetti e allora
giravano per la città con facce tronfie, la faccia inconfondibile di chi si è
pulito bene il culo.
Ora, sento di poter rivelare il trucco che viene da anni e
anni di esperimenti, di sconfitte, di variazioni, di prove e di ripetibilità,
in nome del più genuino metodo scientifico: come trasformare una ruvida pagina
del Granma in un soffice foglio di carta igienica.
Dunque, prendi la pagina e
inizia ad accartocciarla come se la dovessi gettare. Fallo molte volte senza
pigrizia. È una fase molto delicata, è molto importante che l'accartocciamento
sia deciso ma non violento perchè potrebbero formarsi lacerazioni nella carta,
quelle che nessuno vuole.
Dopo la fase 1 apri di nuovo il foglio. Cerca il
bordo di un tavolo e passa il foglio su questo bordo come dovessi renderlo
liscio, stirarlo. Anche qui il controllo della forza è tutto. Passa il foglio
sul bordo tre o quattro volte fino a che, al semplice tatto, ti accorgi che
la pagina del Granma è diventata immediatamente poesia, qualcosa di
incommensurabilmente più alto dei superatissimi venti piani di morbidezza.
A
questo punto non ti resta altro che provare.
Ricordo perfettamente il giorno in
cui, dopo il ciclone Irma, tornò la carta igienica all'Avana. Il solito tam tam
portava tutti al supermercato di Tercera e 70. File mostruose. Gente che si
produceva in veri e propri placcaggi da all-bracks sui pallet di carta. Nessuno si limitava
a comprare una o due confezioni ma
bustoni da cinquanta rotoli. C'era silenzio irreale ma un'euforia controllata,
una frase soltanto taciuta che passava nella mente di tutti i presenti: "si caca, finalmente si caca come dio comanda!".
Trovare i prodotti a Cuba
Insomma,
trovare i prodotti. È una ricerca che tocca i confini di qualche dimensione
spirituale che non saprei spiegare. C'è quel non immediato appagamento di un
desiderio che sa di rinuncia monacale. Non quella reattività stimolo/risposta
da cani di Pavlov del consumismo.
Sotto sotto questa difficoltà mi è sempre un
po' piaciuta. Smadonnavo sul momento ma poi questa vita non del tutto
semplificata mi è sempre sembrata più sana, più giusta.
Ci ha pensato una volta
un intellettuale cubano ad illuminarmi in materia. Si parlava proprio di questa
difficoltà, di questa mancanza di tutto e lui mi diceva:
"sì, è vero, è
tutto difficile e certe volte snervante. Però una volta che inviti qualcuno a
cena, quel pasto diventa qualcosa di diverso da un pasto in un altro paese. Ha
un altro valore, la ricerca degli ingredienti, la difficoltà, dà un altro peso
alla tua offerta. Diventa veramente un dono. Quell'evento, perchè di evento si
tratta, dice in modo diverso da ogni altra cosa, che quel momento, quella persona, è per
te davvero importante".
Ci ho pensato spesso a queste parole mentre
facevo una fila. Quando sento rispondermi ancora oggi che questo o
quell'ingrediente "està perdido". Mi sembra una specie di metafora
della vita.
Non posso evitare il disappunto che tutto non vada come io voglio.
Ma non posso neanche evitare che dopo questo mi nasca una specie di sorriso. E' la vita.
Scritto di Alessandro Zarlatti
Nessun commento:
Posta un commento