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giovedì 28 giugno 2018

L'Avana, il saluto al sola



Alcuni giorni fa abbiamo scoperto, attraverso la soffiata di una nipote, che la nonna di mia moglie ha un nuovo fidanzato. Lei è una donna che viaggia ben sopra i settanta, lavoratrice per tutta la vita, lavoratrice ancora oggi. Qui un fidanzamento di questo tipo non fa notizia. E' più la voglia di sfottere con battute mostruose che la cosa in sè. Sono partite un paio di telefonate in cui abbiamo commentato la giovane età del fidanzato (sui cinquanta, l'età mia, oddio, giovane...), la sua vigoria sessuale, le prestazioni.
Poi la cosa è morta là. E' molto normale, molto giusto, ecco, giusto, che anche nei pressi della vecchiaia si abbiano gli stessi bisogni dell'età adulta, non solo quelli di tipo sessuale ma anche quelli affettivi, di condivisione di uno spazio e di un tempo. A dire la verità a Cuba, in questa specie di esposizione senza maschere della carne e dei suoi impulsi, i bisogni sessuali prendono sempre la prima posizione. Si parla prima di ogni altra cosa di quello e poi, se il cuore segue, ben per lui. Anzi, si parla poco, non si diventa pornografici, si fa, si fa, come si fa un respiro profondo, come si fa una buona dormita. Non so perché, questa vicenda minuscola mi ha fatto ricordare una tizia italiana sui cinquanta che alcuni anni fa si è affacciata varie volte alla mia scuola. Viveva qui e praticava discipline orientali tipo new-age. Ogni mattina si svegliava alle sei, diceva lei, e andava alla playita di 16 a salutare il sole. La prima volta che è venuta a conoscermi mi ha detto che avevo una buona aura e mi sono sentito rinfrancato. Lì per lì pensavo alludesse agli effetti della traspirazione e alle proprietà del mio deodorante, ma no, non era quello. Mi ha parlato dell'importanza dell'aura ed io ho iniziato ad entrare in uditivo-interno ed in una specie di depressione sartriana. Di fregnacce pseudo-spirituali ne ho sentite tante in cinquant'anni e il mio margine di tolleranza dura circa 48 secondi. Mi ha detto che nella vita precedente era tipo una gazzella, o un cervo, una renna, non ricordo più, e mi ha suggerito di mettermi anch'io sulle tracce della mia vita precedente. Le ho detto che non m'interessava e che mi sembra di aver capito che quando quelli come lei vanno alla ricerca della vita precedente esce sempre la carta Cleopatra, Napoleone, una pantera, Cavour, un veloci-raptor. Mai nessuno ha scoperto di essere stato un batterio nato e morto nello stronzo di un vecchio. Non l'ha presa bene. Ha pensato che fossi uno scrittore che amava provocare. Quindi, lentamente, ci è passata sopra. Secondo lei il contatto era stabilito. I suoi occhi, tutto il suo non-verbale per essere precisi, dicevano altro. Cercavano altro. Quella specie di tormenti spirituali che si risolvono con una mezz'ora in un motel insieme ad un maestro di ginnastica di Cosenza. Secondo lei (e forse è vero) uno scrittore te lo porti dalla tua parte con quattro cazzate: due scemenze spirituali, una citazione suggestiva (infatti mi ha detto qualcosa di Paulo Coelho tipo: "l'amore è come una rosa: quanto tempo per coltivarla, quanto tempo per fiorire, quanto tempo per guardarla, quanto con la bocca in macchina?" da Racconti inediti prima dell'elettrochoc) e te lo sei messo in tasca. Ecco, io dopo la terza visita ho ordinato tassativamente di dire che non c'ero per quella lì. Finito. Chiuso. Alla mia età ti accorgi di quanto il tempo sia prezioso, di quanto ne hai buttato e quindi fai economia di secondi, di parole, di incontri. Allora basta con questa roba. Le donne intorno ai cinquant'anni bisogna osservarle con attenzione prima di aprire la porta. Molte hanno preso la piega spirituale new-age che è peggio della lebbra. Deviano energie. Deviano bisogni. Non dobbiamo prenderle sul serio. Non ce la fanno a stare accanto alla loro vecchiaia, all'approssimarsi della morte, alla loro bruttezza. Quella sarebbe spiritualità vera, non fasulla, meditazione. Non ce la fanno a dire: ecco, sono proprio in questo punto, con queste, proprio queste rughe, con questa, proprio questa angoscia, con questo sapore amarognolo che lasciano gli sguardi non più ricambiati degli uomini. Qui sono arrivata e da qui parto. Non ce la fanno. E allora sfociano nei fiori di Bach, nella lettura dell'iride, nella necessità impellente di sbloccare vagonate di Chakra quasi fossero percorse, sotto pelle, da una fitta trama di tubature in rame come il radiatore di un Transit. Stimo ed amo quelle cinquantenni che non ci cascano. Quelle che a cinquanta, a sessanta, a settanta, riconoscono viva e luminosa la buona vecchia pulsione a scopare e le rispondono a modo. Non la ingorgano con una secchiata di fiori di Bach. Riconoscono il bisogno fondamentale di non essere sole, di essere accudite, di accudire e danno risposte coerenti. Costi quello che costi, fregandosene di ciò che gli altri possano pensare. E' della propria vita, della propria schifosa anima, della nostra schifosa felicità che dobbiamo prenderci cura, no?
Quindi, tanta normalità, tanta naturalezza nelle scelte di cuore (e non solo di cuore) della nonna di mia moglie. Così vicina alle cose, alla pelle, all'assenza di chiacchiere, di fronzoli.
In ogni modo, credo che un abbozzo di guarigione per le donne afflitte dalla sindrome new-age potrebbe partire dai seguenti punti:
1) Legarsi le mani ed autoinfliggersi ferite con le forbici ogni volta che si sente l'impulso di pubblicare su Facebook una frase di Paulo Coelho. Oppure potete cercare di fare il seguente esercizio: dovete chiudere gli occhi ed associare molto rapidamente, molte volte, sempre più velocemente, la faccia di Coelho con quella di un secchio pieno di merda. E' un esercizio di PNL, funziona. Poco a poco passa la voglia di citarlo, di leggerlo, di ricordarlo

2) L'aura non esiste. Punto. Fidati. E' una cazzata. Esiste l'alone, viene sotto le ascelle e ci sono molti buoni prodotti in commercio per eliminarlo. L'aura è una fregnaccia.

3) Propongo una moratoria di 10 anni contro le frasi di Alda Merini. Non è l'unica ad aver scritto poesie e non è l'unica ad aver sbroccato. Non è letale ma ha bisogno di un decennio di riposo.

4) Lo stesso dicasi per Tiziano Terzani. Gran brava persona che però ha creato mostri. Per disabituarsi dalla lettura come dalla citazione delle sue frasi da parte di donne over 50 è efficace l'uso del collare elettrico. Tra l'altro funziona anche se fanno i bisogni in casa.

5) Tassare i fiori di Bach come gli yacht. Vuoi comprare un fiore di Bach per eliminare la malinconia? Bene, duemila euro. Con la finanza inferocita e armata di mute di cani da tartufo alla ricerca di fiori di Bach non dichiarati. Neanche voglio parlarne del gong tibetano, né della foto dell'aura. Li considero reati penali.

6) Smettila di salutare il sole. Basta! Non che lo yoga non abbia un senso, ma se hai più di cinquant'anni si deve creare una commissione di giusti per autorizzarti a fare il saluto al sole. Lo fai perché in realtà vorresti ricevere le attenzioni di un giovane torello magrebino  e non sai come dirlo a te stessa? E allora la commissione dice no.

Insomma, la finisco dicendo che poi un paio di volte sono andato a correre presto la mattina e sono passato dalle parti della Playita di 16 per sbirciare, per vedere quella bella immagine stilizzata di una donna che fa il saluto al sole davanti all'oceano. Bene, c'erano pescatori, ubriachi della notte prima, ubriachi della mattina, cani, bottiglie decapitate, vapori della notte precedente, spazzini svogliati, ometti. Ma quella tizia non c'era. Una gazzella nella vita precedente, forse un cervo, o una renna, ma una bella cazzara in questa, senza dubbio. Alla prossima.

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