Fra
un anno mia figlia compie 15 anni. La risposta naturale potrebbe essere "e
sticazzi?", e invece ne parlo perchè 15 anni qui a Cuba non sono, per una
ragazza, un compleanno come un altro. Los quince sono un evento che un'intera
famiglia aspetta trepidante per i quindici anni precedenti, sono il destino
finale di collette e risparmi colati per un decennio come il caffè di ceci che
non vuole colare.
Molte famiglie non parlano d'altro come fosse la finale di Champions
dell'Avellino. Quince vuol dire molte cose: noleggio di un vestito da
principessa (?), sessioni mostruose di foto scattate da presunti artisti del
genere; organizzazione di festa con ballo annesso; video sapiente dei momenti più
toccanti della festa; torta a torre in stile Dubai; liquori, cibo, macchine,
alcol, alcol, alcol. Bene, questo non succederà per mia figlia. Ne abbiamo già
parlato in varie riunioni ed ho ottenuto un armistizio ragionevole: festicciola
con amici o, meglio ancora: affitto di una casetta a Varadero per andare con gli
amici - voi no, ok? Voi vecchi rimanete all'Avana, promesso? - e forse, (ancora
è in dubbio), un album di foto per triturare le palle agli ospiti dei prossimi
dieci anni. Vuoi vedere le foto dei quindici di Nina? Dai sono solo due
album... Ok, invece volevo parlarne perché mi andava di soffermarmi un minuto
in più sul fatto in sè. Sui quince. Sulla tradizione. È un rituale che affonda
le proprie unghie nella fogna profonda della borghesia. L'ingresso in società
della figlia femmina, il baile de debutante in Brasile,
la fiera
del prodotto familiare da esibire, il buon partito, la ragazza perbene, in
cerca dell'altro buon partito, del buon matrimonio. Appena la racconti, appena
scoperchi l'anima di questo rituale, esce fuori immediatamente
quella puzza di chiuso, di marcio, che solo l'aria viziata degli interni borghesi sa sprigionare. Mi domando quanto sia
forte questo retaggio, quali misteriose vene di seduzione sappia far penetrare
a chilometri, a decenni di distanza l'aria fritta borghese che non riusciamo a
scrollarci di dosso. Sessant'anni di rivoluzione e stiamo ancora con l'ingresso
in società e la principessina da presentare come un
sacco di patate novelle. In società? Ma scherziamo? Certo, molto del portato reale delle origini
del rito si è attenuato ma non bisogna mai sottovalutare i rituali borghesi che
crediamo svuotati. L'impianto è sempre lo stesso, i valori che più o meno
superficialmente si fanno propri e si rattizzano sono gli stessi di qualche
stronza celebrazione di debuttanti in Austria, che
ne so, o in Inghilterra, nel ventre purulento della nostra anima borghese. Una
cosa che mi ha sempre sorpreso sgradevolmente frequentando la “Avana
bene", quella di Miramar e di Vedado,
è la distanza dell'impianto ideologico di certe famiglie dalla Rivoluzione.
Entri in certe case ed è tutta una storia di buone marche, di fidanzati dello
stesso livello, di viaggi di esplorazione ideologica in Europa, di non
sbilanciarsi mai, di buoni studi, di buone compagnie, di buoni locali, di buoni
circoli. Non so, una puzza che conosco, le quattro
certezze delle enclavi di Roma-Prati, i ristoranti giusti, i negozi giusti, i locali
giusti, le macchine giuste, l'orologio giusto, il circolo giusto, i cognomi
giusti. Addirittura più permeabile la fognetta di Roma-Prati rispetto agli
ambienti di Miramar. Quanto può essere forte questa merda qui? Me lo domandavo
con mia moglie proprio oggi. Le dicevo che 60 anni di rivoluzione non ce
l'hanno fatta a sradicare le erbe più cattive di questo paese: la religione (il
cancro del cattolicesimo e le altre superstizioni locali) e la mentalità
borghese. Ovviamente sono due ballerini che lavorano in coppia se pagati bene. Ma sono ballerini che non vogliono morire. Sono come le cucarachas, le schiacci, sembrano morte, e dopo dieci
minuti le vedi pimpanti che corrono per la casa. Quei due ballerini
professionisti si
assopiscono anche per molti anni. Aspettano che te ne dimentichi. Che li
sottovaluti. Che li trascuri. Aspettano che tu muoia e che tuo figlio non studi
la storia. Mettono su un vestito inoffensivo e tornano a ballare. Non sono
morti. Sono tra noi, vivi e vegeti. I preti, neanche a dirlo, stanno ora,
qui a Cuba, nella fase del basso profilo. Quello, per intenderci, del
prete buono che non fa male a nessuno e che aiuta i poveri. Passeranno alla
fase due e ve ne accorgerete. La mentalità borghese è accucciata proprio dietro
le dichiarazioni di facciata di taluni, dietro la prudenza, ecco, la prudenza,
quella virtù tanto cara a preti, mafiosi e puttane, perché di quello si tratta,
poi, in fondo. Non so, forse il comunismo non è riuscito ad offrire una valida
alternativa sociale alla meschinità borghese. O forse non è riuscito ad
offrirla a tutti. La paura che ho è che non sia un valore radicato soltanto
nell'alta borghesia. Loro, gli alto-borghesi bianchi, sono quelli che hanno
sviluppato la malattia e l’hanno resa endemica, ma temo che qualunque
rappresentante del sottoproletariato cubano, nero, contadino, quello che sia,
folgorato da una qualche entrata di denaro e salendo, quindi, nella scala
sociale, faccia suoi, acriticamente, anzi no,
felicemente, tutti i topos dell'identità borghese. Già lo fanno. Già lo sono.
Il coatto che cantando alza due soldi e raggiunge riconoscibilità e visibilità
si compra immediatamente la macchina giusta, l'orologio giusto, va nel ristorante giusto dove si spende e ci si mostra, celebra i
quindici anni di sua figlia facendo un festone allucinante per dire: ehi, sono
approdato anch'io nel vostro Walhalla, sono come voi,
accettatemi. Non ce l'ha fatta. Il comunismo fino ad oggi non ce l'ha fatta. Le
speranze non muoiono mai, ma io invecchio. Non ha trovato un'alternativa per
contrastare gli argomenti gretti e puzzolenti della borghesia. E quindi
continuiamo a celebrare i quince. Tanto sono innocui. Tanto
hanno perso il loro valore. Fa piacere alla ragazza. Fa piacere alla mamma. Ai
parenti. Un album di foto, che vuoi che sia. Il ballo è un momento tanto
toccante... Se poi la festa non la facciamo la gente
pensa che non abbiamo un soldo, mi spiego? Magari invitiamo anche il prete la
prossima volta. È tanto una brava persona. Che male vuoi che faccia una festa? Che male vuoi che faccia un prete?
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