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domenica 13 ottobre 2019

Joker a Cuba


In questi giorni fa caldo qui all'Avana...bella notizia: fa sempre caldo. Sì, ma in questa stagione è un caldo ancora più difficile: pioggia, poi sole, poi una specie di nube umida irrespirabile che si solleva e tu muori. Al massimo sopravvivi. È così. Meno macchine, meno traffico e quella specie di intimità per le strade, quelle cadenze da paesino, il rumore dei passi, il cigolio delle bici. Siamo in un passaggio difficile per l'economia del paese. L'embargo violento come non lo è mai stato costringe tutti ad una rinnovata resistenza. Figurati, tutti pronti da sempre. E questa volta più pronti di sempre.
Due sere fa ho visto il film Joker. Ho ancora nelle orecchie e negli occhi quella risata triste, (macché triste, disperata) del protagonista. Un grido per me.
Leggo che si tratta di un film che preoccupa le istituzioni americane per la troppa violenza. Si parla di volanti della polizia all'uscita delle sale. Strano. Ripasso il film con la memoria e ricordo di aver visto poco sangue, alla fine. L'industria cinematografica statunitense ci ha abituati a macellerie ben più terribili, horror, splatter, cagate così. Qual è il problema allora? Cosa preoccupa? Il problema è che - mi sembra evidente - non si tratta di un film d'intrattenimento. Non si tratta di una cazzatella con un personaggio dalla doppia personalità, il buono e il cattivo, il bene e il male. No. Joker parla di attualità. Molto meglio e molto più crudamente di un'interminabile diretta della Cnn. Joker racconta il tempo che fa. Oggi. Adesso. Parla della violenza silenziosa delle società ingiuste e squilibrate. Parla della solitudine di classe, quella che ha smesso di riconoscersi come classe sfruttata e umiliata e allora la sua diventa angoscia esistenziale, disagio, malattia individuale. Parla della cifra violenta, ineliminabile, strutturale del modello sociale e politico che governa gran parte del nostro mondo. Quella risata disperata risuona intatta, molto più in là dei confini di quel paese bastardo che detta le regole al pianeta, nel grido delle popolazioni indigene dell'Amazzonia che si vedono bruciare casa, nei silenzi di miliardi di persone perplesse che assistono all'agonia lenta (ma non lentissima) di un pianeta, risuona nei tuffi finali di migliaia di poveracci che perdono la vita su assurde zattere, risuona nella fragilità  degli schiavi moderni che ad ogni latitudine, qui in latinoamerica come nel nord, come in Europa, vengono "liberamente" condotti a votare i Trump, i Bolsonaro, i Macrì, i Lenin Moreno, i Salvini. Vabbè, Salvini è un altro conto: un po' come era il dentone dei Brutos, quello che beccava sempre le sberle. Un caso umano. In ogni modo, il film è pericoloso, pericoloso davvero. Cosa succede se certe fasce sociali smettono di essere il buffone di corte? Cosa succede se il pagliaccio decide di non voler più un posto assegnato, un'umiliazione continua. Se decide, insomma, di non essere più il bubbone di una malattia che, alla fine, non lo riguarda? Succede che si ribella. Buona, vecchia ribellione. Armi in mano e sana ribellione. Rivoluzione in certi casi. Lotta di classe, te la ricordi? Come faceva? Come faceva la nostra canzone? Coscienza di classe e poi lotta. Bene, i nemici sono fortissimi. Un prodotto commerciale come un film ci metti niente a neutralizzarlo. Una sventagliata di talk show, una bella dose di Fake news, una valanga di meme su Facebook, distrazioni varie, qualche guerra giusta e passa tutto. Ma non so... non so... Non posso che sperare nel buon senso delle nuove generazioni... Ops, che dico "buon senso"? Spero nella follia, nel cattivo senso dei cosiddetti giovani. Spero fortemente nella loro cattivissima strada. In qualunque gesto che i loro stronzi genitori possono disapprovare.
Intanto c'è Cuba. C'è sempre. Che ti sorprende come un calciatore di cui credevi di aver visto ogni millimetro di talento. Come Totti, fai conto, che da vecchio lo vedevi illuminare spezzoni di partita contro la logica, contro l'età, contro le previsioni, contro tutto. Come Cuba, contro tutto. Come sempre. Lei e il suo nemico gigantesco che come Davide contro Golia ha la pazienza, il coraggio e la forza di rimettersi in piedi e di combattere. Meglio ancora, di ritrovarsi. Sì, proprio di ritrovarsi. L'anima intendo, l'anima di questo paese che negli ultimi anni mi sembrava più opaca e debole. È tornata. A darci coraggio. È un'anima contagiosa che dà forza anche a pessimisti spompati come me. È possibile. Ce la possiamo fare. Ce la faremo. È possibile contrastare la tristezza umana, la violenza, l'arroganza, l'ignoranza con la forza dell'umanità. È possibile immaginarsi come una comunità che si rimbocca le maniche e non si piange addosso. È possibile far diventare carne i principi, farli diventare azioni, condotte quotidiane, scelte individuali. È difficile ma è possibile. Per tanti versi quell'idiota di Trump, con la sua politica, ha ricostruito un paese. Povero coglione. Non sa quanto Cuba sia più Cuba adesso. Quanto sia tutto più chiaro a tutti. Quanto siano più sciatte e scoperte le insidie delle Fake news, delle finte inchieste da Miami, dei comici a gettone, dei tormentoni montati ad arte. Vi leggiamo bene, perché sappiamo leggere meglio di voi, e ci fate ridere. Qual è il problema? Qualche fila in più per la benzina? Difficoltà nel trasporto pubblico? Mancano prodotti nei negozi? Non è una gran novità. È da decenni che è così. È una guerra. Guerra, è chiaro? Una guerra mai finita. Neanche con Obama era finita, e il cubano lo sapeva. Si trovano rimedi. Rimedi a tutto. Si consuma di meno. Si va in bicicletta. Sticazzi, dicono a casa mia. Sticazzi. STICAZZI. E si ride, sì, si ride, perchè a Cuba si ride profondamente. Si ridono le risate che voi avete smesso di fare da parecchio. Quelle di cuore, quelle dei bambini. Le vostre sono le risate di Joker, quelle senza allegria, senza vita, senza futuro.

#AlessandroZarlatti
#Joker
#Cuba
#FakeNews

5 commenti:

  1. Innamorati all’Avana.
    Innamorati dell’Avana
    Amore a prima vista.
    “Al cuor non si comanda!”
    E ci mancherebbe: comandare al cuore.
    Comandare? Puh, che schifo!
    Diciamola tutta.
    Innamorarsi delle difficoltà è il massimo dell’amore.
    W l’amore e gli attributi che lo esaltano.


    https://www.youtube.com/watch?v=V8Zh2Yj_kDg

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  2. Innamorati all’Avana.
    Innamorati dell’Avana
    Amore a prima vista.
    “Al cuor non si comanda!”
    E ci mancherebbe: comandare al cuore.
    Comandare? Puh, che schifo!
    Diciamola tutta.
    Innamorarsi delle difficoltà è il massimo dell’amore.
    W l’amore e gli attributi che lo esaltano.

    https://www.youtube.com/watch?v=V8Zh2Yj_kDg

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  3. Grandissimo Zarlatti. Ma scriverlo mi provoca imbarazzo: è come scrivere grande Hernest. Io sono niente. Quindi mi scuso. Mi inchino.

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