Sono qui, in un bar del centro
storico dell’Avana, e vivo un’esperienza emozionante, di quelle che al giorno
d’oggi capitano sempre più raramente: essere in un luogo che l’UNESCO ha
dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” in compagnia di una persona che dal 2011 è
parte del “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità” dell’UNESCO, unica
artista professionista a rientrare nelle espressioni dell’identità culturale
della Sicilia. Lo scorso 7 ottobre, Laura Mollica (voce) e Giuseppe Greco (chitarra,
percussioni e direzione musicale) hanno affascinato prima, e trascinato poi, il
fortunato pubblico della Sala Teatro del Museo delle Belle Arti con uno
spettacolo di rara perfezione e di grande coinvolgimento: La vuci mia, presentato nell’ambito del Festival Les Voix Humaines
organizzato da Leo Brouwer e Isabelle Hernández.
L’intervista a Laura e Giuseppe inizia
con le canoniche 5 domande de “Il bello all’Avana”. A queste, sebbene siano
teoricamente rivolte a un unico interlocutore, risponderanno entrambi con una
sintonia tale da non richiedere la necessità di specificare chi abbia
effettivamente risposto.
Che cos’è il bello all’Avana per te? Il festival ci ha permesso di
avere un accesso privilegiato alla città, che non è solo salsa, non è solo
questo folclore che può osservare il classico turista. Invece, abbiamo scoperto
che c’è un’offerta culturale importante. Parlando poi delle impressioni, del
paese, di bello c’è la gente, la popolazione. Pur vivendo in una situazione di
sofferenza, di difficoltà, abbiamo potuto riscontrare la dignità della gente,
un grande decoro, anche se non hanno risorse. Certo, ci siamo anche accorti che
esistono due Avana, due mondi paralleli, quello della gente che ci vive e il
gran luna park turistico. Una città di contraddizioni, di contrasti, ma non
sarà forse questo il bello dell’Avana? Le forti emozioni che riesce a
suscitare, e il “mal di Cuba”, come una volta si diceva invece dell’Africa, che
colpisce quanti passano per quest’isola.